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Stamane, nella giornata inaugurale del Global Junior Challenge [1], avrebbe dovuto prendere la parola anche Lamberto Maffei, professore emerito della Scuola Superiore di Pisa. Ragioni di forza maggiore, purtoppo, hanno impedito la sua partecipazione al convegno "La scuola secondo De Mauro". Il professore, però, ha voluto affidare un suo messaggio alla voce di Luca Serianni. Vogliamo ricondividerlo con tutti.
Ringrazio Il prof Serianni che legg
Ricordo di Tullio DE MAURO
Circa otto anni or sono, quando ebbi il compito di presieder l'Accademia dei Lincei, in un periodo di grave crisi economica e morale, sentii come un dovere l'impegno che l'Accademia, povera di mezzi ma ricca, ricchissima di uomini, desse un contributo alla vita culturale e sociale del paese.
Insieme ad altri soci decidemmo di dare un contributo nell'ambito scolastico rivolgendoci agli insegnanti, con il progetto di mirare tramite loro, alla formazione di cittadini critici, costruttivi dei loro doveri e diritti, piuttosto di rischiare di diventare passivi sudditi.
Pensammo subito di chiedere al Prof. De Mauro consiglio e partecipazione. De Mauro che da una vita si adoperava per una migliore scuola, accettò subito e ci fece interessanti, costruttive, lezioni sulla scuola, sui suoi difetti e sul suo livello di efficacia pedagogica a livello internazionale. De Mauro era un vero scienziato della pedagogia, presentando dati e argomentazioni di logica stringente.
La sua guida al progetto "I Lincei per una nuova didattica nella scuola: una rete nazionale" è stata essenziale a livello teorico e anche organizzativo. Il progetto, grazie all'aiuto di molti soci e colleghi, ha avuto un successo inaspettato. Oggi opera in 19 città italiane o poli e in 16 regioni. Quest'anno saranno inaugurati i poli di Genova, Salerno e Trieste.
Il motto che usiamo nelle nostre presentazioni è "I Lincei vanno a scuola a fianco di chi insegna" (Tullio De Mauro).
Tullio De Mauro era di quelle persone che al di là della loro cultura, ti fanno bene, per la loro umanità e impegno per gli altri.
Nell'organizzare il nostro lavoro, divenuto complesso, per l'anno 20016 decidemmo di dividere i compiti didattici e organizzativi e chiesi al Prof. De Mauro quello più difficile, cioè di occuparsi della diffusione del nostro progetto tramite la stampa. Mi disse che era difficile arrivare ai giornali di grande diffusione, ma accettò, come sempre, e, disse che ci avrebbe provato. Scrisse al direttore del Corriere della Sera, il dott. Fontana, che gli rispose in maniera addirittura affettuosa rivolgendosi a lui come a un suo maestro. ll Prof. De Mauro si mise al lavoro e ne sortì un articolo limpido che ebbe grande successo e che rincuorò tutti noi. (L'articolo è pubblicato sul Corriere della Sera il 2 ottobre 2016 con il titolo "L'impegno dei Lincei per la scuola).
Il lavoro di insegnamento è un lavoro appassionante e impegnativo ma raramente trova l'incoraggiamento morale e finanziario e perfino l'approvazione dei più.
In seguito ho avuto contatti con lui in preparazione del suo viaggio in Australia nel mese di novembre 2016. Ricordo che al telefono discutemmo se era il caso di prendere la melatonina per il jet lag. Tullio mi disse che era contrario. Aggiunse che lui e la sua compagna, di vita e di pensiero, tentavano di farne a meno e mi ringraziava con ironia dei suggerimenti. Mi scuso di nominare questi dettagli, ma sono gli ultimi incontri e vengono
fuori spontanei, dalla pelle, direi, e mi sembrano così importanti.
Poco dopo ebbi l'occasione, trovandomi in una commissione per un'opera della Treccani dove era un urgente scrivere un capitolo significativo sulla scuola, di fare il suo nome come autore. Dissi, mi ricordo "Chi meglio di lui?". Non ne fu felice, perché il nuovo lavoro si aggiungeva ai suoi molti impegni, ma come al solito accettò. Mi scrisse in relazione a questa proposta proprio poco prima di Natale 2016, il 17 dicembre, un messaggio in cui mi prendeva in giro con grande arguzia e eleganza, ma lo faceva con affetto e questo messaggio me lo tengo stretto, scusate mi verrebbe detto al cuore, come ricordo di un amico dal quale ho imparato molto, come si può essere più socialmente impegnati e utili. E come, in particolare ad una certa età, è meglio dare, sarebbe più corretto dire, ridare per chi avuto la fortuna di poter studiare, che prendere.
Riporto il suo messaggio del 17 dicembre, vitale e scherzoso:
Caro Lamberto,
tu sei lo duca mio e il mio signore, e non soltanto nella Fondazione, e dacchè è tuo voler che io scriva il testo ed esser non puote il mio volere che a te si nieghi, d'entrambi i voleri faccio un sol consiglio ed eccomi pronto ad accettare se e quando la Treccani si fa viva".
Insomma, in italiano con le parole di Dante ma con una sintassi meno sofistica (a mia conoscenza soltanto Carlo Cattaneo ha avuto il coraggio di dire schiettamente che qua e là Dante adopera in modo oscuro e sgradevole parole in sé chiare), ti ringrazio dell'idea e aspetto un cenno treccanesco. Un saluto affettuoso, Tullio.
Lamberto Maffei
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Collegamenti
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